A pochi passi dall’opera di  Sguanci un altro lavoro degli anni ’70 e di un altro artista toscano. Marcello Guasti presenta un abecedario di materiali e di segni che rappresentano un manifesto chiarissimo della poetica di tanta parte della scultura italiana di quegli anni. Eredi della rivoluzione operata dall’arte nel dopoguerra, molti artisti hanno sperimentato tutti i modi per coniugare il valore fisico dei materiali e dei segni, il senso racchiuso nella natura concreta delle cose. Hanno aperto l’opera alla partecipazione attiva del fruitore, che non è stato più possibile chiamare spettatore perché non stava più solo a guardare, facendolo diventare coautore: è la sua partecipazione alla lettura delle caratteristiche dei materiali dell’opera che rendeva possibile aprire la stessa a tanti significati mai definitivi e unici.

Il titolo che ribadisce ciò che l’ opera davvero è, non rappresenta una provocazione o un atteggiamento ironico. Al contrario, ribadisce la verità della realtà concreta.

Anche per Guasti questo processo non è mai stato solo un processo artistico, ma l’attivazione di un atteggiamento partecipativo e critico che si è persino pensato potesse cambiare in meglio la società.